lunedì 29 aprile 2013

La Maschera di Ferro

Tra Ipotesi e Leggenda

Locandina del film

Il 19 novembre del 1703, a Parigi, viene annunciata la morte di quello che sarebbe divenuto il più celebre fra i detenuti della Bastiglia. Sto parlando del “prisonnier au masque de fer”, il prigioniero dalla maschera di ferro. Un uomo di cui non si conosceva né il motivo di detenzione, né il vero nome, benché venne poi sepolto come Philippe Marchiali…
I fatti storici: «il 4 settembre 1687, durante il regno di Luigi XIV, una gazzetta manoscritta, informava i suoi lettori che un ufficiale, M. de Saint-Mars, aveva condotto “per ordine del re”, un prigioniero di stato al forte dell’isola di Sainte-Marguerite, in Provenza. “Nessuno sa chi sia; è vietato dire il suo nome e vi é l’ordine di ucciderlo se l’avesse pronunciato; costui era chiuso in una portantina e portava una maschera d’acciaio sul viso, e tutto quel che abbiamo potuto sapere da Saint-Mars è che questo prigioniero era da molti anni a Pignerol, e che la gente lo credeva morto mentre non lo era”.
Dopodiché, il 29 settembre 1698, un’altra gazzetta annunciava che “M. de Saint-Mars, che era governatore delle isole di Saint-Honorat e di Sainte-Marguerite, era arrivato qui da qualche giorno per prendere possesso del governo della Bastiglia, di cui era stato incaricato da Sua Maestà”.
Il 3 ottobre, la stessa gazzetta aggiungeva che “M. de Saint-Mars aveva preso possesso del governo della Bastiglia, dove aveva fatto mettere un prigioniero che aveva con sé, e ne aveva lasciato un altro a Pierre-en-Cise, passando a Lyon”»
Gli storici sostengono che in realtà la maschera di ferro fosse utilizzata soltanto durante le trasferte del prigioniero, per evidenti motivi igienici e sanitari. In alcuni resoconti dell’epoca si parla addirittura di una maschera di tessuto nero… che la leggenda popolare avrebbe ingigantito, fino a renderla d’acciaio.
Sempre nella realtà storica, l’uomo dalla maschera di ferro fu probabilmente un nobile, detenuto per motivi ignoti, e forse tenuto prigioniero invece che giustiziato poiché caro alla famiglia reale. Le ipotesi e le identità proposte sono molte.
Certo è che da questi pochi elementi storici, la letteratura (a partire dal Settecento) e il cinema (ai giorni nostri) hanno tratto lo spunto per una mole impressionante di opere, spesso di grande valore artistico e culturale. Almeno nove romanzi, due drammi teatrali e non meno di cinque pellicole cinematografiche sono stati dedicati o si sono ispirati, negli ultimi tre secoli, alla vicenda del misterioso prigioniero.
Immagine di repertorio della Rievocazione Storica de
 "La Maschera di Ferro",
evento che ogni anno viene rappresentato
 in costume, a Pinerolo (To)
Ma le opere forse più significative in assoluto, almeno per quel che riguarda l’importanza della loro paternità, sono il romanzo “Le Vicomte de Bragelonne” (1848-1850), di Alexandre Dumas, e la piece incompiuta “Les Jumeaux” (scritta nel 1839 ma pubblicata postuma soltanto nel 1933), di Victor Hugo. Senza dimenticare la splendida pellicola “The Man in the Iron Mask” (1998), lungometraggio firmato Randall Wallace.
In queste opere, l’ignoto prigioniero diventa niente meno che il fratello gemello di Luigi XIV(Re Sole), e per meglio dire il legittimo erede al trono, vittima di un piano politico che mirava a far incoronare il fratello. In certe versioni del racconto è addirittura il fratello prigioniero che, una volta ripristinato in trono, passerà alla storia come Re Sole.
Gli storici più seri sono però dell’idea che l’uomo che si nascondeva sotto la maschera di ferro fosse  un italiano, un certo Mattiolo, ministro del duca di Mantova, che si era attirato l’ira di Luigi per chissà quali intrighi”.



L’uomo che molti ritenevano fosse la maschera di ferro, era un italiano, un certo Ercole Mattioli, nato nel 1640, già segretario del duca di Mantova. Il presunto oscuro intrigo che aveva fatto irritare il re Luigi XIV era una transazione, una faccenda complessa. Nel 1632 la Francia aveva conquistato l’importante fortezza piemontese della città di Pinerolo. Circa trent’anni dopo, aveva pensato di poter acquistare un altro pezzo di territorio italiano nello stesso modo, annettendosi un’altra rocca decisiva, quella della città di Casale, nei pressi di Torino, altra proprietà del duca di Mantova. Questi, in grave crisi finanziaria, aveva assoluta necessità di vendere, ma le trattative per il passaggio dovevano svolgersi nella massima riservatezza, perché, mentre Luigi era in rotta con la Spagna, il duca di Mantova era circondato da molti amici spagnoli. Mattioli, che stava trattando l’affare, si era lasciato scappare qualche parola di troppo e gli alleati spagnoli del duca erano venuti a conoscenza delle richieste del re di Francia, così che la cosa non era andata in porto. Luigi era furibondo, ma fintanto che Mattioli stava in Italia non poteva assumere alcun provvedimento nei suoi confronti. Prima di tutto Mattioli non doveva essere informato dell’ira del re verso di lui. In secondo luogo doveva essere attirato con qualche scusa a Pinerolo e qui, entrato nella giurisdizione reale, avrebbe potuto essere arrestato. Così era accaduto e Mattioli era stato tradotto nelle carceri di Pinerolo, cui era preposto il governatore Saint-Mars. Inoltre, tutto doveva restare segreto. Mattioli, molto semplicemente, doveva sparire, per marcire in prigione fino alla morte. Non sappiamo con precisione quando tutto questo accadde, ma è presumibile sia avvenuto attorno al 1694. Mattioli è senz’altro un ottimo candidato, se anche si ricorda, tra l’altro, che Etienne du Jonca, luogotenente del re e sovrintendente della prigione dove era custodito, diceva che era conosciuto come “M. Marchiel” e il nome che venne poi impresso sulla tomba fu “Marchiolly”. Ma, viene da chiedersi, se Mattioli era veramente l’uomo dalla maschera di ferro, per quale motivo il re avrebbe tenuta celata per così tanto tempo la sua vera identità, soprattutto dopo che l’aveva fatto trasferire da Pinerolo alla prigione dell’Ile Sainte Marguerite e poi alla Bastiglia? Forse perché Mattioli era stato rapito in Italia, fatto che avrebbe potuto sollevare delle questioni di politica internazionale. Ma in un momento storico così improntato al pragmatismo, difficilmente qualcuno si sarebbe scandalizzato della cosa; e poi, perché impedire che il volto del prigioniero potesse essere visto? Chi l’avrebbe potuto riconoscere?
Logo dell'Associazione Culturale che organizza
 l'evento Pinerolese
Una guardia, di nome Etienne du Jonca, scrisse nel suo diario: «Ho sempre solo saputo che lo chiamavano M. de Marchiel». Il giorno dopo la morte, l’uomo era stato sepolto sotto il nome di Marchiolly e fu subito dimenticato dal mondo. Divenne, invece, celebre circa un secolo dopo, a seguito di un libro di Voltaire, “Il secolo di Luigi XVI”, in cui finalmente si raccontava la vera storia della maschera di ferro.
Stando a Voltaire, qualche mese dopo la morte del cardinale Mazarino (avvenuta nel 1661), un giovane prigioniero col volto coperto da una maschera di ferro - o meglio una singolare maschera composta dal naso in giù di sottili lamelle mobili di metallo così che l’uomo poteva nutrirsi senza togliersela - era stato introdotto nella prigione dell’Ile Sainte Marguerite. Gli ordini erano tassativi: ucciderlo se avesse tentato di togliersi la maschera. Al prigioniero, «uomo di grande statura… di nobile e aggraziato aspetto», era concesso chiedere e ottenere ogni cosa. Ciò che lo rendeva più felice erano stoffe e merletti di finissima fattura. Doveva evidentemente trattarsi di un personaggio di alto rango, se il governatore in persona scendeva sovente nelle segrete per fargli visita. Anche al medico che lo andava ogni tanto a controllare era vietato levargli la maschera. L’uomo misterioso, secondo Voltaire, era morto nel 1704 (una data sbagliata, che slitta di un anno), ma la cosa singolare sta nel fatto che quando era stato imprigionato per la prima volta all’Ile Sainte Margherite, in Europa non si era segnalata la scomparsa di alcun personaggio di nobile rango. Secondo Voltaire, un giorno l’uomo aveva inciso alcune parole su un piatto e lo aveva gettato dalla finestra della prigione. Il piatto era stato trovato da un pescatore, il quale recatosi dal governatore della prigione si era sentito chiedere: «Avete per caso letto che cosa c’è scritto?». Quando il pover’uomo gli aveva risposto che, per la sua ignoranza, non era in grado di farlo, l’altro lo aveva licenziato semplicemente dicendogli: «Bene, allora, potete andare… siete un uomo fortunato».
La storia proposta da Voltaire creò sensazione. Molte voci si erano rincorse a proposito del misterioso prigioniero, ma non c’era stato mai nessuno che aveva avuto il coraggio di affrontare l’argomento in modo così aperto e chiaro. In verità, una stravagante e assurda storia intitolata “La maschera di ferro”, a firma di un certo cavaliere di Mouhy, era stata pubblicata ma subito bandita cinque anni prima, anche se la vicenda era ambientata in Spagna e aveva pochi punti di contatto con quella della vera maschera di ferro. Chi era dunque l’uomo che si celava sotto la maschera e che cosa aveva fatto per ricevere una simile punizione? Vent’anni dopo, in “Domande sull’Enciclopedia”, Voltaire rivelava la verità o, per lo meno, quella che lui riteneva fosse la verità. Per comprendere meglio la sua ipotesi dobbiamo inoltrarci di qualche passo nella storia della Francia. Si diceva che Luigi XIII fosse impotente e che comunque non corresse buon sangue con la moglie, Anna d’Austria. La regina, infatti, era intima del cardinal Mazarino, di cui condivideva le idee e gli atteggiamenti politici e molto probabilmente anche il letto, tanto che dopo la morte del re qualcuno era arrivato a sostenere che i due avevano contratto un matrimonio segreto.


Link diretto all'associazione che ogni anno si occupa di rievocare la Storia: http://www.mascheradiferro.net/
(Fonte: web)

2 commenti:

  1. Esistono documentazioni ufficiali e attendibili sulle fattezze della maschera? Su internet si parla di "una maschera di velluto nero con dei rinforzi in ferro sulle cuciture"... una maschera estraibile facilmente.... Una sorta di occultazione facciale "volontaria" da parte di un prigioniero "consenziente"? (...) descrizione, la precedente, assolutamente divergente con le immagini Voltaireiane. Il prigioniero è stato sepolto mascherato? Non si è pensato di riesumare la salma, data i numerosi dettagli sulla sepoltura?

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    1. Purtroppo non sono una storica, né tanto meno mi occupo di andare a verificare se quello che è leggendario sia reale o meno.. Qui ho citato parte di quel che ho recuperato sul web in occasione sia della proiezione tv del film "La Maschera di Ferro" sia perché nella mia cittadina ogni anno fanno la rievocazione storica..
      personalmente, il mistero rimane affascinante finché è mistero.. si scoprisse i dettagli attualmente ignoti si perderebbe ogni piacevolezza della curiosità.. ^^

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