lunedì 13 agosto 2012

L'Incenso

Incenso

Il profumo penetrante dell’incenso che sale verso il cielo richiama gli dei e li informa dell’umile invocazione dell’uomo. Niente più dell’incenso ricorda lo spirito dell’Oriente, il suo senso di mistero e di meraviglia. L’aroma inebriante e la lenta spira di fumo pervadono templi e cibori in tutto il continente e parlano di un luogo diverso, di un tempo diverso. Certo, l’usanza di bruciare incenso non appartiene solo all’Estremo Oriente; questa pratica così diffusa ha colpito tanto l’immaginazione dei primi viaggiatori che i templi buddhisti sono diventati famosi come "dimore dell’incenso" e i monaci come re profumati. Né l’uso è stato limitato alla pratica religiosa. I cinesi se ne servivano per leggere l’ora; le geishe giapponesi per calcolare il prezzo del piacere dei clienti; i tailandesi per curare il più banale raffreddore. A seconda della forma e della dimensione, che possono essere le più svariate, l’incenso brucia per pochi minuti o per giorni interi. A Hong Kong viene preparato di solito in grandi spirali coniche. In Malesia, Tailandia e Singapore, durante le festività cinesi, viene usato sotto forma di bastoni, grossi come tronchi d’albero; bastoncini sottili si trovano invece un po’ ovunque. A prescindere dalla forma, l’incenso è ancor oggi assai diffuso in Asia – anzi mai come ora – e il gesto di accendere un’essenza fragrante viene ogni giorno ripetuta anche al di fuori di cerimonie e rituali, simbolo di uno stile di vita. Bruciare legni aromatici o resine, gesto essenziale della devozione e della supplica religiosa, è stata una pratica comune a molte culture fin da tempi antichissimi. " La fragranza dell’incenso che si diffonde e il fumo sinuoso che spande per l’ aree infinito", scrive un commentatore, hanno stretto un legame simbolico con la preghiera, e fanno dell’offerta un tutt’uno con l’adorazione.

Le origini dell’incenso si perdono nella notte dei tempi, anche se è probabile che esso non sia originario delle culture alle quali oggi viene attribuito. Secondo una delle ipotesi più accreditate, le prime a farne uso furono le antiche civiltà del Medio Oriente, che lo producevano estraendo resine dagli alberi della famiglia Boswellia, copiosi nell’Arabia del Sud e in Somalia. Sumeri e Babilonesi bruciavano queste sostanze credendole dotate del potere di placare le divinità e di purificare i templi. In Egitto, l’incenso è noto fin dai tempi della XVIII Dinastia. Il libro Egiziano dei Morti, il più antico testo scritto che si conosca sulle cerimonie magiche e religiose, dà notizia di come l’uso di bruciare sostanze profumate avesse un significato importante nei riti funebri. Con lo sviluppo del commercio, le popolazioni lo scoprirono e ne adottarono l’uso di bruciare sostanze profumate avesse un significato importante nei riti funebri. Con lo sviluppo del commercio, le popolazioni lo scoprirono e ne adottarono l’uso, e i regni arabi – Sheba, Hadramat, Quabatan – che lo producevano fecero fortuna esportandolo. Nel prologo dell’Edipo, Sofocle scrive: "La città era frastornata e ingombra di un carosello di suoni e di odori, di mormorii, di inni e di incenso". Si dice che a Roma, Nerone, per il funerale della moglie Poppea, avesse ordinato l’equivalente della produzione di un anno di incenso proveniente dall’Arabia. Se è vero che l’incenso era assai diffuso nel Vecchio Continente, fu in Oriente che si affermò veramente, caratterizzando tutte quelle culture. Alcune teorie vogliono che ne sia stato trasmesso l’uso dal Medio Oriente al resto dell’Asia, altre invece parlano di un percorso del tutto indipendente. L’unica cosa certa è che il rito di bruciare legno di sandalo è stato praticato fin dai tempi più remoti in India e perfino in Cina, come riferiscono antichi testi taoisti. Con il diffondersi del Buddhismo, queste sostanze dall’India penetrarono in tutta l’Asia sud- orientale. In un primo tempo le resine aromatiche più apprezzate nel Medio Oriente furono incenso e mirra, come dimostrano i doni dei Magi al Bambino Gesù, ma se ne fece uso anche nell’Estremo Oriente, provenienti per lo più dall’Arabia. A poco a poco gli addetti alla preparazione degli incensi incominciarono a impiegare molti altri ingredienti, tra cui il sandalo, l’ambra grigia, il basilico, la canfora, i chiodi di garofano, il gelsomino, il muschio e il patchouli.

L’incenso veniva impiegato anticamente anche per usi ordinari: per scacciare zanzare e altri insetti fastidiosi, eliminare la congestione nasale miscelandolo con erba medica, o semplicemente profumare piacevolmente le dimore dei ricchi. Questa popolarità ha alimentato un intenso commercio di profumi e una fiorente industria di incensi di tutte le possibili varietà, attraverso le varie epoche sino ad oggi. In tutta l’Asia l’incenso continua a diffondere la sua fragranza verso il cielo, mantenendo vivo il legame vitale tra l’uomo e i suoi dei, e facendo da tessuto connettivo tra tutte le culture d’Oriente. E in occidente è oramai diventato di uso comune, sia per chi pratica discipline di ispirazione orientale sia e soprattutto in qualità di fragranza per ambiente.

Fonte: http://www.himalaya.it/l%27incenso.html



 Oggi mi andava di bruciare un bastoncino al Sandalo...

Legno di Sandalo

Albero del sandalo in fiore

Il profumo del legno di Sandalo è mitico nella stessa maniera che lo sono le fragranze del muschio e dell’ambra: il suo nome è universalmente conosciuto ma è talmente raro e prezioso che la maggiore parte delle persone non ne ha mai sentito che i pietosi sostituti chimici che l’industria produce per i poco costosi prodotti di massa.
Il pregio del legno di sandalo risiede nella bontà del suo aroma e nell’effetto che esso provoca nelle sfere emotive e psichiche.
E una fragranza legno-resinosa di una tale ricchezza e corposità da essere paragonabile all’ambra grigia. Il suo profumo, molto persistente, è di pulizia spirituale.
È profumo principe della profumeria tradizionale che si sposa con gli aromi fioriti prestando loro stabilità. Gli aromi dei fiori simboleggiano le più eteree e sublimi emozioni umane e possono a volte necessitare di essere bilanciati da aromi più “terreni”.
Il suo effetto è sia afrodisiaco che mistico, respirarlo chiudendo gli occhi procura un piacere intenso all’anima, un’estasi del cuore che si diffonde in tutto il corpo.
In questa fragranza unica è distillata l’essenza dell’Oriente, delle favole delle mille e una notti e dei miti del Bagavad Gita. Nel profumo del Sandalo c’è lo yoga ed il tantra e nel suo profumo si può respirare la simbiosi degli estasi dell’amore fisico e di quello mistico.
Il legno di sandalo armonizza il chakra della base con quello della corona, il primo e l’ultimo, e quindi equilibra tra di loro tutti quelli intermedi. Per questo è considerato capace di trasformare la sessualità in esperienza spirituale ed è usato a tale scopo nell’arte del tantra.
Questa essenza stimola la parte destra del cervello, favorendo la creatività e l’intuizione. Il suo aroma è legato alla serenità, alla meditazione e alla saggezza, è stabilizzante dello stato d’animo, equilibrante e favorisce il ritorno alla dimensione interiore.
E’ utile alle persone che soffrono dei sintomi legati ai disturbi o alla carenza di energia volitiva (himmah), come per esempio la frenesia, il nervosismo, l’aggressività, la paura, la depressione e l’apatia. Il suo profumo è particolarmente indicato per le persone soggette a stati depressivi che provocano difficoltà di carattere sessuale.
Il profumo del sandalo procura pace e serenità, allieva le tensioni e può essere considerato una chiave di accesso all’inconscio. Per queste ragioni sarà particolarmente apprezzato da tutti coloro che si dedicano alla ricerca interiore. 

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